Che la versione televisiva di Roberto Saviano non fosse particolarmente piaciuta ad Aldo Grasso, critico del Corriere della Sera, l’avevamo capito già ai tempi del programma-evento Vieni via con me.
Oggi il giornalista rincara la dose in seguito all’ospitata televisiva di Saviano a Che tempo che fa, del suo compare Fabio Fazio, per presentare il libro che raccoglie i monologhi della trasmissione che hanno ideato e condotto insieme.
Aldo Grasso usa parole pesanti per punzecchiare il narcisismo televisivo dello scrittore di Gomorra:
Con quella faccia da Cristo pasoliniano, Saviano si sta innamorando dei brividi che il successo tv sa procurare. Lo si capisce dalla prefazione al libro, dove scrive frasi del tipo «Arrivare a così tante persone ti cambia la vita. Ogni giorno mi giungevano migliaia di lettere e messaggi di persone che mi davano la loro vicinanza, solidarietà». E più avanti: «In quelle ore ciò che mi pervadeva davvero, nonostante le critiche, era sentire in ogni parte di me che attraverso la televisione, strumento che spesso sembra inutile, talvolta considerato una macchina per oscurare le menti, si stava accogliendo una voglia di trasformare, di cambiare, di dire comunque la si pensasse politicamente, che il Paese è diverso da come viene rappresentato…». Roba da Paolo Bonolis, quando si occupa del «Senso della vita».
Grasso dice di esprimere questi giudizio con rammarico per un Saviano che si autocompiace come scrittore e ora anche come guru televisivo. Il giornalista conclude così:
Per essere credibile, Saviano dovrà sempre di più alzare la posta in gioco dei suoi argomenti […], assumere il ruolo del salvatore, di testimonial del Bene. […] Così rischia di restare solo un professionista del savianismo, privo di dubbi, uno scrittore che si inebria dell’abbraccio della folla e della tv.
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