Dopo un anno di pausa, a grande richiesta, torna Mi Manda Raitre, lo storico programma dalla parte del consumatore.
Condotto prima da Antonio Lubrano e poi da Piero Marrazzo, il programma era andato in pensione con la conduzione di Andrea Vianello.
In Rai si pensava che avesse fatto il suo tempo e si era cercato di sostituirlo con Articolotre, fallimentare programma condotto da Maria Luisa Busi. La pasionaria-martire del Tg1 di Augusto Minzolini. Dopo aver raccolto un misero share del 4%, la trasmissione era stata anzitempo interrotta. La scelta è ricaduta sul riproporre lo storico programma che metteva con le spalle al muro truffatori e approfittatori.
Alla conduzione ci sarà Edoardo Camurri, giovane giornalista dal curriculum insolito per la “rossa” Rai 3: Camurri scrive addirittura sul Foglio del vituperato Giuliano Ferrara.
La missione del programma è quella di sempre: dare voce ai cittadini per raccontare l’Italia delle persone comuni, anche con l’ausilio di inchieste e servizi, realizzati come mini-film, che arricchiranno il racconto, scandendo la punteggiatura del dibattito in studio dove, come sempre, parte e controparte di confronteranno.
In questo anno di assenza, Mi Manda Rai3 è stato sommerso dalle segnalazioni e dalle richieste di aiuto dei cittadini. In migliaia hanno continuato a scrivere le proprie storie e a raccontare le proprie indignazioni. Senza sosta si è invocata la ripresa del programma, via email, per telefono, con lettere e messaggi facebook.
Edoardo Camurri, giornalista e scrittore, è laureato in filosofia teoretica ed è autore, recentemente, di un documentario intitolato “L’Italia dei miei stivali”, un reportage disincantato per questi 150 anni di unità nazionale); a lui è affidato il compito di guidare la quindicesima edizione di Mi Manda Rai3.
Truffe, inganni, raggiri e prepotenze, ingiustizie, burocrazia; eccoli alcuni dei temi trattati in questa edizione di Mi Manda RaiTre che andrà in onda dallo storico Studio 2 di via Teulada, dove sarà allestita una nuova scenografia.
Mi Manda RaiTre torna con la consapevolezza di tutto questo. E con il gusto e la curiosità di raccontare un’Italia a torto spesso dimenticata e trascurata.
Per le segnalazioni è attivo il numero della segreteria della redazione 06.3728802, del fax 06.37353279.Per telefonare in diretta il numero verde 800550213. Per scrivere: mimandaraitre@rai.it.
Scenografia Trixie Zitkowsky, fotografia Gianni Tosti, musiche di Leonardo Cesari, direttore di produzione Giorgio De Vizio, a cura di Alessandra Bertoni, produttore esecutivo Maria Teodora Manca, regia Egidio Romio.
Edoardo Camurri è nato a Torino trentasei anni fa. Si è laureato in filosofia teoretica con Gianni Vattimo scrivendo una tesi sul dibattito tra Leo Strauss e Alexandre Kojève.
Scrive per il Foglio, per Vanity Fair e ha scritto per il supplemento culturale della domenica del Sole24Ore. Conduce su Radio 3 Rai il programma Pagina 3 dopo essere stato negli anni passati più volte conduttore di Prima Pagina e di Radio 3 Mondo. Per Rizzoli ha pubblicato il volume “L’Italia dei miei stivali” mentre per Adelphi ha curato un libro J. Rodolfo Wilcock, “Il reato di scrivere”. Sempre per Adelphi ha tradotto saggi di Marcel Granet, Ian Buruma e Alexandre Kojève. In televisione ha condotto Omnibus Estate e Omnibus Weekend su La7 nella stagione 2005-2006. Da autore televisivo ha firmato diversi programmi tra cui “Le vite degli altri”, “Istantanea” e “La Gaia Scienza”, andate in onda sempre su La7. Su Rai 3 ha firmato come autore il programma di divulgazione scientifica E se domani condotto da Alex Zanardi. Nello stesso programma è andato in video con la rubrica L’esploratore del futuro in cui Camurri ha provato sulla propria pelle esperienze stravaganti come il volo parabolico o un’azione clandestina di Greenpeace.
Per Sky Cielo ha appena realizzato un documentario di 50 minuti ispirato dal suo libro e intitolato per l’appunto “L’Italia dei miei stivali”, un safari tra gli italiani durante il Festival di Sanremo per celebrare i 150 anni di unità d’Italia. Su questo documentario Aldo Grasso ha scritto sul Corriere della Sera: “E’ almeno dai tempi di Ugo Gregoretti che non si vedeva un reportage così spietato e divertente”.
(fonte Ufficiostampa.rai.it)
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