Continua la telenovela estiva sui prossimi impegni televisivi del tribuno Michele Santoro…
Il colpo di scena finale era atteso per l’11 settembre a Marina di Pietrasanta, dove Santoro, ospite della festa de Il Fatto Quotidiano avrebbe dovuto annunciare il suo futuro. Ma ci ha pensato il solito, informatissimo, Roberto D’Agostino a rovinargli la sorpresa!
Il sito Dagospia ha rivelato che il nuovo progetto multimediale di Santoro si chiamerà, evocativamente, Senza Rete e consisterà nel fornire il suo programma “chiavi in mano” ad un circuito di tv locali e di trasmetterlo anche sul web.
Niente di nuovo sotto il sole! Santoro ripercorrerà, con trenta anni di ritardo, la strada intrapresa dal suo arcinemico Silvio Berlusconi. Scrive Dagospia:
Dal punto di vista tecnico, quindi, il conduttore di Annozero dovrebbe curiosamente ripetere in chiave moderna e internautica uno schema sperimentato in passato dal suo grande nemico Silvio Berlusconi con le famose “cassette” degli anni ottanta: ovvero vendere il programma con la pubblicità già dentro, creando di fatto una offerta nazionale con una distribuzione locale.
Sul progetto rimane l’incognita di un’eventuale approdo di Santoro a Cielo (ne abbiamo parlato qui) anche se il fatto che Libero abbia rivelato la notizia ha reso più difficile la trattativa.
Dagospia ci rivela in cosa consisterà Senza Rete:
[le televisioni locali] compreranno il programma venduto chiavi-in-mano da Santoro e dal suo principale compagno di avventure, l’imprenditore Sandro Parenzo, che mette a disposizione le sue strutture (studi di registrazione, una piccola syndacation di frequenze, ponti e connessioni per eventuali collegamenti) e, soprattutto, la sua concessionaria pubblicitaria.
Ma Senza Rete non sarà solo tv ma anche web con visione in differita: essendo il programma già confezionato con gli spot al suo interno, ogni visualizzazione anche successiva sarà “contata” per invogliare i pubblicitari ad investire sul progetto.
Secondo Dagospia i soldi per il progetto ci sarebbero:
Santoro pensa di unire un importante contributo de ‘Il Fatto’ (non meno di 250 mila euro), alcune quote anticipate da pochi e selezionati soci “promotori”, il minimo garantito dell’agenzia pubblicitaria e – ciliegina sula torta – una fetta di azionariato popolare, per replicare il modello sperimentato da Padellaro e da Travaglio (al quotidiano “Il Fatto” Ndr).
In questo modo Santoro realizzerebbe il sogno di non avere nessun azionista forte che possa imporre una linea editoriale. Inoltre con l’azionariato popolare fidelizzerebbe il suo pubblico e potrebbe arrivare a quota 2,5 milioni di euro, cifra necessaria per fare un programma di qualità.
Secondo Dagospia la costante che Santoro dovrebbe mantenere è quella di andare in onda nella sua classica serata del giovedì. L’incognita maggiore è quella di riuscire a coprire tutto il territorio nazionale, cosa per nulla facile nel complicato panorama delle frequenze delle tv locali italiane. Nel progetto ci sarebbe posto anche per Vauro e Marco Travaglio.
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