E’ probabile che La7, per la prossima stagione, cancelli Un due tre stella di Sabina Guzzanti e The Show Must Go Off di Serena Dandini.
La notizia (ne avevamo accennato qui>>) è stata data da Laura Rio sul Giornale in un’articolo su Santoro e Formigli.
Ci vogliamo ritornare più approfonditamente perchè, nonostante occupi poche righe dell’articolo, ci da lo spunto per alcune riflessioni.
Scrive Laura Rio:
Non figurano nel palinsesto invece Serena Dandini e Sabina Guzzanti: i loro show fallimentari suggeriscono pause di riflessioni o addirittura cancellazioni. Tanto, a tenere alta la visione a sinistra della politica arriverà Santoro.
In passato le due signore radical chic hanno avuto buon gioco a gridare alla censura politica nel momento in cui qualcuno minacciava di chiudere (o cancellava per davvero, come è successo alla Guzzanti) le loro trasmissioni.
Stavolta la situazione è diversa… Guzzanti e Dandini in questa stagione sono andate in onda su una tv commerciale e si sono dovute misurare con la democrazia degli ascolti televisivi, il motore propulsore di ogni tv commerciale.
Questa volta non si possono appellare alla lottizzazione politica della Rai. In Rai la politica conta, sia quando si viene assunti che quando si viene licenziati, ed è scorretto vederla in certi momenti madrina e in certi altri matrigna.
In questo caso la situazione è diversa, dicevamo. Le due “sinistre” signore hanno provato a misurarsi con la democrazia del pubblico televisivo. E gli ascolti le hanno sonoramente bocciate. Un’azienda privata non può non trarne le conseguenze…
Stavolta le due signore della vecchia “tv delle ragazze” non potranno prendersela con la censura politica, potranno solo prendere coscienza del fatto che non sono state in grado di realizzare programmi graditi al pubblico. Ammettere una sconfitta, insomma.
Non potendo più appellarsi alla censura e non potendo più recitare la parte delle martiri politiche, le due signore ammetteranno di aver fatto due prodotti televisivi fallimentari? Abbiamo speranza nel genere umano ma temiamo che le due signore tirino di nuovo fuori le trite e ritrite questioni del tipo “la qualità non si misura con gli ascolti”.
Ma a questa obiezione abbiamo già pronta la nostra risposta, un pensiero che ripetiamo da tempo: gli ascolti non saranno il miglior metodo per valutare un programma televisivo ma è l’unico possibile, l’unico democratico, l’unico che prende in considerazione i gusti del pubblico. E’ la democrazia del telecomando, in cui ognuno può “votare” liberamente ciò che apprezza e ciò che rifiuta. Il numero di telespettatori è l’unico metodo democratico che ci può salvare da fantomatici comitati che decidono cosa trasmettere in base a non si sa quali criteri di qualità. Tutto ciò avrebbe un amaro retrogusto totalitario…