La storia come non è stata ancora raccontata. La Grande Storia diventa inchiesta per scoprire, con Paolo Mieli, segreti e retroscena del passato. Su Rai 3, il venerdì, dal 12 luglio 2013 alle 21.05.
Torna su Rai3, da venerdì 12 luglio, La Grande Storia in prima serata, per raccontare ancora le imprese, gli accadimenti, i protagonisti, i testimoni, le vittime, i carnefici, i documenti segreti, i misteri, i retroscena della storia del Novecento.
La Grande Storia è il cuore del progetto e della programmazione a carattere storico di Rai3, che ha compreso, nel corso degli anni: Correva l’anno con Paolo Mieli, Enigma con Corrado Augias, Il mio Novecento, Gli Archivi della Storia, Il Novecento raccontato da Paolo Mieli.
La Grande Storia, 16 anni di programmazione ininterrotta, 160 film-documento tutti in prima serata, oltre 300 ore di trasmissione, documenti sconosciuti, testimonianze esclusive,
repertori inediti, ritrovati negli archivi storici di tutto il mondo. Il racconto drammatico e avvincente che si dipana lungo tutto il “secolo breve”.
Nel corso di questi anni La Grande Storia è stata premiata con il premio Regia Televisiva, Il premio Flaiano, il Telegatto, il premio Sigillo Qualità nei media. Da questa stagione La Grande Storia in prima serata si arricchisce della presenza di Paolo Mieli, che, nella veste di storico, accompagnerà con i suoi commenti e il suo racconto il dipanarsi della storia per immagini. Paolo Mieli diventa, così, ancor più il testimonial e il volto dei programmi storici di Rai3. Infatti lo è già di Correva l’anno e Il Novecento raccontato da Paolo Mieli.
Sette gli appuntamenti estivi de La Grande Storia in onda il venerdì fino al 23 agosto. Ma il ciclo di Rai3 prevede anche due appuntamenti speciali nell’autunno 2013, questa volta il giovedì, sempre in prima serata. Due puntate, una di carattere storico-musicale e una storico-religioso, dedicate rispettivamente a Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita, e alla figura della donna nella Chiesa dal titolo “Maria di Magdala”. La Grande Storia: raccontare l’incredibile cammino di uomini e donne al centro della più strabiliante di tutte le avventure.
LA GRANDE STORIA, PRIMA PUNTATA, VENERDÌ 12 LUGLIO 2013
“Il Papa buono” di Luigi Bizzarri, consulenza storica di Alberto Melloni
Cinquant’anni fa moriva Giovanni XXIII, il Papa buono, più semplicemente, per tutti Papa Giovanni. Papa Francesco, dopo 50 anni, sembra riprendere il suo testimone. Quella semplicità, quella colloquialità, quella umiltà, quella che Papa Roncalli chiamava “Sapientia cordis”: la sapienza del cuore. Venerdì La grande Storia, con la partecipazione di Paolo Mieli, ripropone il film documento dedicato proprio a Papa Giovanni.
Angelo Giuseppe Roncalli era stato eletto il 28 ottobre del 1958. E’ stato papa soltanto per 4 anni, 7 mesi e 6 giorni. Doveva essere un anziano “papa di transizione”. In realtà ha operato la transizione della Chiesa nell’avvenire, ha lasciato un ricordo indelebile ed ha scavato un solco insormontabile tra un ‘prima’ e un ‘dopo’ nella storia della Chiesa del nostro tempo. Il film-documento “Il papa buono” ripercorre tutte le tappe della lunga storia di Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di contadini bergamaschi, per capire chi fu veramente il 262⁰ successore di Pietro, per capire cosa ci sia, in realtà, dietro quell’etichetta di ‘papa buono’: un’etichetta che rischia di essere riduttiva e fuorviante, rischia di evidenziare solo la melassa dei sentimenti, le immagini rassicuranti e non gli spigoli, i tagli, le incisioni profonde da lui operate nel corpo della Chiesa.
Non si capisce in realtà Giovanni XXIII se non si considera che in lui ci fu bontà, non sprovvedutezza, semplicità non semplicismo, disponibilità non credulità, coraggio non temerarietà, speranza non illusione. Ai prelati della curia aveva detto: “La chiesa non e’ un museo da custodire, ma un giardino da coltivare”. Ai diplomatici della Santa Sede aveva suggerito: “Scuotete la polvere imperiale accumulata sul trono di Pietro da Costantino in poi”. Ai custodi della fede aveva ricordato: “la Chiesa deve usare la medicina della misericordia, non la severità della condanna”.
Fu un antesignano dell’ecumenismo; diceva ai cristiani di tutte le fedi, d’Oriente e d’Occidente: “Cerchiamo sempre ciò che ci unisce, non ciò che ci divide”. Fu difensore del popolo ebraico perseguitato e si adoperò per mettere in salvo gli ebrei in fuga che transitavano dalla Turchia diretti in Palestina; a loro scrisse: “Sento costantemente le vostre voci”.
Primo fra i Pontefici di Roma iniziò la politica del disgelo nei confronti del nemico di sempre: l’Unione Sovietica; disse “E’ giunto il momento di distinguere l’errore dall’errante”. Stupì e rinnovò la Chiesa intera con l’indizione del Concilio Vaticano II: 2778 i partecipanti: 7 patriarchi, 80 cardinali, 1619 arcivescovi e vescovi, 975 Superiori Generali, 400 teologi. Memorabile il suo discorso d’apertura “Gaudet Mater Ecclesia” in cui preannuncia l’avvento di una nuova Chiesa, che sappia parlare al mondo moderno, che non pronunci condanne ed anatemi, che s’incontri con i fratelli separati.
E poi la visita ai piccoli malati del “Bambin Gesù”, la visita ai carcerati di Regina Coeli, le sue visite nelle parrocchie dei quartieri più desolati e poveri di Roma, il viaggio ad Assisi e a Loreto. Infine la malattia lunga, lenta, dolorosa e poi la fine, il giorno dopo la domenica di Pentecoste: il 3 giugno 1963. Straordinarie ed esclusive le testimonianze dell’ assistente di
camera Gusso, del segretario mons. Capovilla, dell’esponente della comunità ebraica Saban, dell’operatore televisivo Lazzaretti che documentò quei gesti e quelle parole ancora scritte nel cuore di tanti.