Lunedì 4 novembre in prima serata su Rai3 andrà in onda una nuova puntata di Report, il programma condotto da Milena Gabanelli.
“UNIONE DI FATTO” di Michele Buono. Avete presente quella macchina nei film di fantascienza che trasforma le cose disegnate al computer direttamente in oggetti veri? Beh oggi negli Usa c’è già. E non solo c’è ma è il punto di partenza della terza rivoluzione industriale. Hai in mente un oggetto qualsiasi? Lo disegni, invii il progetto via web, e i bit che fai viaggiare si materializzano a centinaia di migliaia di chilometri di distanza grazie alle stampanti in 3d. Niente viaggi, niente tempo sprecato, denaro ed energia risparmiati, è questa la nuova frontiera che sta attraversando la rivoluzione della manifattura! Almeno è quello che hanno pensato in America – si progetta in un posto e la merce si materializza dove serve. Niente magazzini, niente crisi di sovrapproduzione e costi bassi per far partire un’impresa. E allora subito una legge, finanziamenti pesanti e si comincia. C’e l’abbiamo anche a Reggio Emilia, ma chi ha avuto coraggio e la visione di investire a differenza dagli imprenditori negli Usa, si trova da solo senza supporto del Paese e neppure quello dell’Europa. Dove a nessuno è venuto in mente di creare un sistema intorno a quest’innovazione. Perché? L’inchiesta di Report si sviluppa attraverso un viaggio parallelo tra Stati Uniti e Europa, nel quale si raccontano, attraverso l’incontro di uomini che hanno avuto la visione giusta, le imprese, gli investimenti, e le politiche industriali. Ma soprattutto attraverso l’incontro di uomini che ci hanno raccontato le loro idee, abbiamo cercato di capire quello che ci manca per far fruttare le ricchezze europee. Quello che emerge è che ci manca un’Europa più integrata, che pensi come un unico soggetto politico e economico, che ottimizzi le proprie risorse, valorizzi le caratteristiche di ogni paese membro, che sia solidale con chi è in difficoltà. Se gli Stati Uniti d’America avessero i 50 stati in concorrenza, indebitati tra di loro, con tassi di inflazione differenti, senza un’unica politica fiscale e un solo debito pubblico starebbero messi peggio dell’Unione Europea.
“IL COMMESSO VA IN PENSIONE” di Giorgio Mottola. I commessi del Senato sono tra i pochi lavoratori che in Italia possono andare in pensione a 53 anni. Nel 2012 Palazzo Madama aveva elevato i limiti dell’età pensionabile dei suoi dipendenti adeguandola a quella del resto del Paese. Ma, leggendo tra le righe, si scopre che l’obbligo riguarda appena 50 dipendenti su 840. E intanto lo scorso luglio c’è chi ha provato andare in pensione persino a 52 anni.
Com’è andata a finire: Trasparenza e privacy, di Giuliano Marrucci. Aggiornamento della puntata del 03/12/1998. Sono passati ormai 15 anni da quando ci siamo occupati per la prima volta di beneficenza e di controlli sulle associazioni di volontariato. L’allora ministro Livia Turco ci aveva promesso che nel giro di pochi mesi sarebbe nata un’authority per il terzo settore. Avranno mantenuto la promessa?