L’intervista a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, apre l’appuntamento con Quinta Colonna, il talk politico di Paolo Del Debbio in onda lunedì 2 maggio, alle ore 20.30, su Rete 4.
La trasmissione a cura di Raffaella Regoli torna sul tema delle pensioni, con le polemiche tra sindacati e Governo circa reversibilità e calcoli dell’Istat, secondo cui i lavoratori nati tra il 1980 e il 1990 – in base alle condizioni attuali – potrebbero raggiungere l’età pensionabile a 75 anni.
Nella seconda parte, i riflettori si spostano sul caso dei migranti, in particolare sulla barriera che potrebbe essere eretta al Brennero per bloccare il flusso dei profughi: con collegamenti in diretta dal confine tra Italia e Austria, si analizza una vicenda complessa che riguarda tutta l’Europa e che rischia di colpire anche i commerci tra gli Stati.
Inoltre, il ‘sondaggista’ ufficiale della trasmissione, Gene Gnocchi, torna a leggere l’attualità con i suoi divertenti numeri; in studio con Del Debbio, politici, opinionisti e persone comuni. Questa settimana, infine, gli inviati di Quinta Colonna sono in diretta dalle piazze di Luzzara (Reggio Emilia) e Torino.
Terra! – nella puntata in onda lunedì 2 maggio, in seconda serata, su Rete 4 – torna a parlare di lavoro. Il programma, firmato da Toni Capuozzo, lo fa affrontando la polemica sui voucher, la fuga dei giovani dalla Sardegna e la crisi dei call center.
Un fortunato film di qualche anno fa, dedicato proprio ai call center, alzò il velo su una realtà fatta di bassi salari e precariato. Un modello che in Italia sembra essere entrato in crisi. L’imperativo è delocalizzare dove i costi sono ancora più contenuti e i salari più bassi, come in Albania ad esempio.
Quattro anni dopo gli scioperi e le manifestazioni nel Sulcis contro la chiusura delle fabbriche, molti giovani hanno lasciato la Sardegna. Età media, 33 anni. Titolo di studio, diploma e laurea. Mete, Lombardia, Lazio, Gran Bretagna, Australia, Germania. Tra gli italiani emigrati a Berlino, il gruppo più numeroso è proprio quello costituito da sardi. Sono fra i 3 e i 4mila.
Lavoro, infine, come rischio e pericolo. È il caso dei quattro italiani rapiti in Libia nel luglio scorso. Lavoravano per un’impresa di costruzioni. Sequestrati, venduti, oggetto di un estenuante negoziato e infine coinvolto in uno scontro a fuoco per la loro liberazione. Due non sono tornati.