In questo post vediamo cosa scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera a proposito di Temptation Island.
Il nostro commento: Temptation Island: le regole dell’intrattenimento perfetto ⇒
Per dovere di cronaca è opportuno ricordare che il critico televisivo non è mai tenero con Maria De Filippi e col suo “mondo” televisivo. Grasso apre il suo pezzo con una considerazione condivisibile:
Per capire Temptation Island, per goderne, per partecipare al drammone delle coppie bisogna essere figli di Maria. In tutto e per tutto. Sposare la sua filosofia di vita (si dice ancora così?), vedere i suoi programmi, quelli più suoi, tipo Uomini e donne, far parte della scuderia (anche solo idealmente).
Poi un giudizio più formale:
Il genere è basato sul montaggio, sulla scrittura, per cui le coppie che partecipano al gioco sono comunque in crisi, sono già di per sé «formatizzate» (sono state «educate» con i programmi di Maria De Filippi), e la partecipazione a Temptation Island è il loro ascensore sociale.
Dopo queste frasi arriva il nostro primo dubbio: i programmi di Maria plasmano il pubblico (lo “educano”) o fotografano la realtà? Noi propendiamo per la seconda ipotesi, Grasso – evidentemente – per la prima. Il critico sentenzia poi: “In realtà, è tutta una grande esibizione di fragilità femminile”. Noi la fragilità la rintracciamo anche nei componenti maschili del cast… L’accusa di sessismo è banale.
Arriva infine il giudizio sull’Imperatrice di Mediaset (giudizio scritto in maniera tagliente e negativa, ma che secondo noi – invece – mette in luce una delle grandi doti della conduttrice):
Maria è bravissima a divertirsi con la morbosità facendo finta di disinteressarsene, a giocare sulle emozioni fingendo di non averne, a creare trash e, insieme, a crearsi il consenso universale.