In questo post vediamo alcune reazioni della critica dopo la messa in onda della prima puntata di Dottoressa Giò con Barbara d’Urso.
Sul Corriere della Sera, Aldo Grasso centra subito l’aspetto principale della nuova fiction di Canale 5:
La dottoressa Giò è tornata ed è come se non fosse mai andata via, perché questa fiction è la prosecuzione del talk con altre armi.
E poi:
è come se Barbara D’Urso sentisse il bisogno di mettere in bella copia e sublimare tutti i temi che quotidianamente tratta nel daytime, a cominciare dalle donne vittime di violenze. La sceneggiatura della terza edizione della Dottoressa Giò contiene tutti i temi che Barbara tratta a Pomeriggio 5 (…) con un significativo deragliamento di senso.
Grasso conclude così:
Grazie a Giò, Barbara ci fa sapere che il suo talk giornaliero non è chiacchiera ma un esercizio di maieutica, aiuta i suoi interlocutori a giungere alla verità, semplicemente soccorrendoli a partorirla. Un colpo di genio! Tutto il resto — recitazione, battute, persino la regia di Antonello Grimaldi, quello di Caos calmo con Nanni Moretti — non conta.
Antonio Dipollina di Repubblica sottolinea:
la d’Urso — dentro una fiction girata in un lampo e con mezzi un po’ così — si auto-riabilita e ritorna come wonder-doc che risolve tutto.
Andrea Fagioli su Avvenire mette in evidenza che:
in questa commistione tra persona e personaggio, per assurdo appare più naturale nella recitazione che non nella conduzione dei programmi dove di contro sembra recitare.